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Il bullismo e le sue diramazioni

 

Il fenomeno nasce nelle aule scolastiche a volte anche per scherzo e, nella maggior parte dei casi, continua all’esterno della scuola

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Il bullismo, fenomeno affermatosi a livello mondiale, interessa perlopiù gli adolescenti. Comprende tutti quei comportamenti aggressivi che il cosiddetto “bullo”, assume nei confronti di coloro che all’apparenza possono sembrare più deboli; nello specifico il persecutore non si limita ad un singolo atto, ma attua una serie di comportamenti reiterati nel tempo. Esistono diverse tipologie di bullismo: fisico, psicologico, cyber, verbale, riconducibili a discriminazioni classiste, razziste e omofobe.

Il fenomeno si manifesta anche a livello nazionale e locale. In Italia, nell’anno scolastico 2015/2016 il Telefono Azzurro ha registrato un caso di bullismo al giorno e sono state necessarie circa 619 consulenze per aiutare le vittime. La maggioranza dei casi è inquadrabile nel Nord del Paese, dove è stato gestito il 45% del totale e il 56% dei casi di cyberbullismo. Nel 60% dei casi i “bulli” sono maschi, mentre l’età media si sta sempre più abbassando, in quanto vengono riportati episodi anche tra bambini di 5 anni; le richieste di aiuto per gli atti riconducibili al cyberbullismo, incominciano durante le scuole secondarie di primo grado per proseguire durante l’adolescenza. Come conseguenza, questi episodi hanno arrecato diversi disturbi – nella maggioranza degli eventi, ansia diffusa – che possono portare alla dispersione scolastica (i cosiddetti “drop out”), oppure ad atti autolesivi (30%) o a deliberazioni suicide (10%). Secondo i dati raccolti dall’ISTAT, nel 2015, la fascia di età maggiormente colpita da queste forme di prepotenza è quella degli 11-13 anni (22,5%), a seguire quella dei 14-17 anni (17,9%); inoltre, i liceali sono i più interessati al fenomeno rispetto agli studenti di istituti professionali o degli istituti tecnici. Nonostante i dati registrino una maggioranza di casi nelle regioni del Nord, anche le regioni del Sud sono bersagliate da questa piaga. Infatti è recente la divulgazione dei risultati della ricerca “L’incidenza del bullismo nelle scuole della Campania”, effettuata dal Garante regionale dell’Infanzia e dell’adolescenza; sono stati accertati 616 casi nell’anno scolastico 2016-2017, con un picco di episodi nelle province di Napoli e Caserta. Nello specifico, nella provincia partenopea si registrano in media 3 casi per scuola, mentre nel casertano circa 2,5 casi a scuola.

Anche la nostra piccola realtà scolastica, il Liceo Classico “Cneo Nevio” di Santa Maria Capua Vetere, non è esente da questa problematica. E’ stato, infatti, somministrato ai 400 alunni un questionario   riguardante questa tematica e su un campione di 100 ragazzi che hanno compilato il format, il 21,8% ha risposto affermando di essere stato vittima di bullismo (l’80% ha subito prepotenze di tipo psicologico, il 14,3% di tipo fisico e il 9,5% cyberbullismo).

A chiusura della nostra inchiesta abbiamo intervistato il Dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “V. Laurenza” di Teano, Prof. Michele Di Tommaso, il quale ci ha dedicato parte del suo tempo per rispondere ad alcune domande riguardanti la tematica oggetto dell’indagine.

“Cosa ne pensa del fenomeno del bullismo?”

“Il bullismo è un fenomeno molto diffuso che negli ultimi anni sta assumendo proporzioni sempre più grandi, soprattutto in ambito scolastico, dove i ragazzi trascorrono molto tempo insieme. Nell’era dei nativi digitali si manifesta in maniera diversa attraverso i mezzi informatici tale da acquisire la denominazione di cyberbullismo. La natura del fenomeno resta sempre la stessa, ossia azioni aggressive ripetute nel tempo nei confronti di uno o più soggetti con l’intento di soggiogarli psicologicamente.”

 “Dove si manifesta il fenomeno?”

“Come detto prima il fenomeno nasce nelle aule scolastiche a volte anche per scherzo e, nella maggior parte dei casi, continua all’esterno della scuola”.

“Come si può affrontare?”

“Il fenomeno si può affrontare solo con la piena collaborazione tra scuola e famiglia. In particolare la scuola attraverso la figura di sistema, appositamente prevista, ha il dovere di organizzare azioni di sensibilizzazione al fenomeno che siano rivolti agli alunni, ai docenti ed ai genitori stessi. Nel contempo la scuola deve adeguare il proprio regolamento ed il patto di corresponsabilità a questa problematica e gli stessi insegnanti non devono sottovalutare le problematiche riscontrate in classe che si possono ricondurre a tale fenomeno.”

 “Secondo lei quanto è diffuso il fenomeno?”

“Le porto la mia esperienza di dirigente in Veneto ed in Campania sia su scuole del primo ciclo che del secondo, dicendole che il fenomeno è molto diffuso ed è presente, a mio parere, in ogni scuola. In particolare si manifesta anche tra i ragazzi più piccoli, a partire dall’età di cinque o sei anni, seppur in modalità diversa.”

“Ci sono stati casi nella vostra scuola?”

“Sì nella scuole che ho diretto ci sono stati vari casi di bullismo come, ad esempio, l’utilizzo improprio di chat e/o social attraverso i quali il bullo ha raggiunto ripetutamente le sue vittime”.

“Lei come si è comportato?”

“In primis per comprendere la dimensione di quanto accaduto, ho convocato gli alunni interessati e tutti coloro – sia alunni che docenti – che erano a conoscenza dei fatti. Successivamente ho convocato i genitori per informarli di quanto accaduto, ma anche per richiamarli alle proprie responsabilità genitoriali. Ho altresì interessato del caso la Psicologa dell’istituto in quanto ritengo che la condivisione delle azioni da intraprendere, a seguito di tali eventi, vada estesa a tutte le figure presenti nella scuola e nel territorio in quanto formativa e fondamentale per la crescita dei ragazzi.”

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