top of page

Dal bullo al cyberbullo

​

​

​

​

​

Il termine olandese “boel”, trasformatosi in area anglosassone in bully, era usato inizialmente con il significato di “fratello” o “tesoro”, ma, con il passare del tempo, ha finito per assumere l’accezione negativa di “molestatore di deboli”.

Per definizione, il bullismo può essere considerato un abuso di potere compiuto da parte di uno o in genere più ragazzi che si rendono autori di prepotenze ai danni di uno o più soggetti deboli. Sebbene anche un singolo comportamento possa essere considerato una forma di bullismo, di solito si tratta di atti ripetuti nel tempo e con una certa frequenza.

Esistono diversi tipi di molestie: quelle fisiche, verbali e psicologiche. Le prime si manifestano attraverso attacchi e violenze corporali, appropriazione di oggetti e/o danneggiamento di questi ultimi; le altre due consistono nell’estorsione di denaro e beni materiali, minacce e offese. Il bullismo viene tradizionalmente considerato un fenomeno orizzontale, perché si concretizza nell’ambito di rapporti tra soggetti appartenenti al medesimo contesto paritario, ma allo stesso tempo dovuto a diversità di età, genere, nazionalità, colore della pelle, religione, condizioni sociali ed economiche ed orientamento sessuale. Questa eterogeneità è quindi causa di razzismo, xenofobia, omofobia, sessismo, ecc… . Il problema riguarda in particolare bambini e adolescenti nelle fasce di età comprese tra i 7-8 anni e i 14-16 anni, ossia le scuole elementari e gli anni a cavallo tra le scuole medie inferiori e superiori. Secondo alcune ricerche effettuate dall’ISTAT, nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e violento da parte di altri. Il 19,8% è vittima assidua di una delle tipiche azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese e per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Di particolare importanza è il dato attestante una maggioranza di vittime femminili, perlopiù in ambiente scolastico. Questi atti violenti non sono però limitati a quest’ ultimo ambito, ma anche rintracciabili in quelli sportivi, lavorativi e pubblici.

Negli ultimi anni questa condotta persecutoria si è sviluppata anche nel mondo virtuale, prendendo il nome di cyberbullismo, che può essere definito come uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Tutto questo può avvenire utilizzando diverse modalità offerte dai nuovi media. Alcuni di essi sono telefonate, messaggi, chat, social network (per esempio Facebook, Instagram, Twitter ecc..), siti di giochi online, forum online. Si arriva perfino all’utilizzo o alla manipolazione scorretta dei dati personali e al furto di identità.

Poiché le conseguenze del fenomeno sul piano psicologico, sia a breve che a lungo termine, possono essere gravi sia per le vittime sia per i bulli, è indispensabile agire tempestivamente al fine di evitare serie ripercussioni. Sono molti, infatti, i casi riscontrati di suicidio e/o autolesionismo, problemi alimentari, depressione e isolamento.

L’arma migliore per combattere questo mostro è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza. La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo promuovendo la conoscenza reciproca, favorendo l’autostima dei ragazzi, insegnando l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri e spiegando l’importanza del rispetto di regole di convivenza condivise.

Una ragazza vittima di bullismo, che chiameremo Sabrina, figlia di genitori entrambi laureati, ci ha rilasciato volontariamente un’intervista

 Quanti anni hai?

“15 quasi 16”

Dove abiti?

“A Santa Maria Capua Vetere”

 Sei soddisfatta del modo in cui riesci a fare la maggior parte delle cose?

“Da 1 a 10: 1”

Ti sembra che nella tua scuola ci sia un’atmosfera piacevole e protettiva?

“Da 1 a 10: 5”

Ti senti sicura a scuola?

“Da 1 a 10: 5”

Hai buoni rapporti con i tuoi compagni di classe?

“Da 1 a 10: 5”

 Hai buoni rapporti con gli altri studenti della tua scuola?

“Da 1 a 10: 5”

Ti senti esclusa dai tuoi amici?

“No”

 Sei mai stata vittima di bullismo?

“Sì”

 Di che genere di bullismo si tratta?

“Psicologico”

A quale ambiente sono riconducibili gli atti subiti?

“Scuola”

 Sei stata aiutata nell’affrontare il problema?

“Si, da compagne e compagni di scuola” 

Ti è capitato di subire atti di bullismo per mezzo del cellulare?

“Una sola volta o due”

Cosa hai fatto quando qualcuno ha compiuto atti di bullismo nei tuoi confronti per mezzo del cellulare?

“L’ho detto ad un amico”

Hai mai subito un furto e/o un utilizzo improprio delle tue foto e dei tuoi dati personali?

“Qualche volta”

Chi sono stati i bulli?

“Un maschio”

Cosa hai fatto quando ti sei trovata con qualcuno che ha compiuto atti di bullismo su un’altra persona per mezzo del cellulare?

“Ho cercato di fermare il bullo”

In quale ambiente si è verificato l’evento?

“Scuola”

Gli atti di bullismo che hai subito o cui hai assistito ti hanno lasciata…

“Spaventata e arrabbiata”

Quali strumenti dovrebbe adottare la scuola per combattere questo fenomeno?

“Assicurare una vigilanza attenta e costante nell’ambiente scolastico”

Secondo te, la scuola affronta in modo adeguato questa problematica?

“Non saprei”

In merito al fenomeno del bullismo/cyberbullismo avresti qualche proposta?

“Rendere più sicuri i social”

​

images-3-1.jpg
bottom of page